Da tempo è in corso un vero attacco contro gli adolescenti. Si moltiplicano le proposte di ridurre l’età della punibilità giudiziaria. C’è sempre meno spazio per investire nella prevenzione educativa, nel sostegno reale alle scuole e agli insegnanti, nell’aiuto educativo ai genitori e alle realtà sociali impegnate nei territori. Intano i costi di molti centri estivi diventano proibitivi
Una comunità più ampia
Il disagio di tanti ragazzi e ragazze non può essere considerato un problema di ordine pubblico. Dobbiamo volgere lo sguardo sulla vera emergenza in corso ossia la questione educativa, in modo da sostenere nei territori i genitori e la scuola a vivere il loro compito all’interno di una comunità più ampia. Siamo tutti immersi in una profonda fragilità educativa, con il bisogno di ricomporre le relazioni sociali
Il letargo degli adolescenti
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Nessuno si educa da solo
Su Territori Educativi, racconti di esperienze e spunti di riflessione, a volte molto differenti tra loro, intorno al concetto di comunità educante si alternano da tempo. La foto a lato, ad esempio, racconta un’iniziativa del Polo Catanese di Educazione interculturale, dove è stato avviato un progetto di scuola aperta e partecipata. Di sicuro l’espressione comunità educante annega spesso in retorica o astrattezza. In questo articolo Daniele Novara prova a concentrarsi su uno degli aspetti di quel concetto, il bisogno di affrontare la crescita della povertà educativa e di trasformare al tempo stesso l’idea di educazione. E individua tre proposte molto concrete per cominciare a farlo
Gli adolescenti, buoni per essere puniti
C’è una cultura della punizione nelle scuole e nelle famiglie dura a morire. Una cultura che di fatto disprezza le incredibili capacità di apprendimento degli adolescenti. Che non considera le possibilità e i desideri di ragazzi e ragazze di essere protagonisti della propria crescita, perfino di spazi condivisi, come nelle esperienze delle scuole aperte emerse in diversi licei
Cosa dobbiamo restituire a ragazzi e ragazze?
Il disagio che vivono tanti bambini e ragazzi è profondo, tra rabbia e insofferenza. Negli ultimi due anni hanno visto mettere in discussione il loro modo di apprendere e crescere, cioè fare esperienze tra di loro. L’isolamento resta il primo obiettivo da abbattere. Si tratta di restituire loro tutta la voglia di felicità di cui dispongono e che si meritano
Allentare le restrizioni sulla scuola
Ogni mattina migliaia di bambini e bambine che hanno cominciato la prima elementare indossano la mascherina ed entrano in aula. Restano lì otto ore, per lo più seduti: non possono andare in mensa né in palestra, pochi fortunati vanno per qualche minuto in cortile ma sempre con la mascherina. Non possono neanche condividere una matita con il compagno accanto, con il quale del resto non è facile comunicare con la mascherina. E anche per la merenda restano seduti al banco. Eppure gli insegnanti hanno il vincolo vaccinale. Eppure i dati dimostrano che l’apertura della scuola non incide nell’aumento della diffusione del contagio, per altro in evidente riduzione da alcune settimane. Un appello
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